Negli ultimi dieci anni, la medicina occidentale ha iniziato a interessarsi ai funghi terapeutici e agli straordinari benefici che hanno sulla salute dell’uomo. Basta inserire il nome di un qualsiasi fungo terapeutico nel database di PubMed, la biblioteca medica digitale dell’Istituto di Sanità americano, per veder comparire un lunghissimo elenco di studi che ne convalidano
l’impiego in campo medico. Nel caso del Reishi (Ganoderma Lucidum) una rapida ricerca fornisce 642 risultati, di cui una trentina sono veri e propri trial clinici.
Ma cosa sono effettivamente queste strane creature?
Spesso scambiati erroneamente per piante, i funghi formano un regno autonomo, cui appartengono 140 mila specie circa, di cui solo il 7 per cento catalogato scientificamente.
Sono componenti essenziali degli eco-sistemi terrestri, utili alle piante e all’uomo, al quale forniscono farmaci e cibo. Ciò che si mangia del fungo è solo il corpo, la parte riproduttiva, come se mangiassimo il frutto o il fiore di una pianta. La maggior parte del fungo è invece formata dal micelio – dal greco mỳkes, fungo – una struttura a filamenti che cresce solitamente sottoterra, dove svolge il ruolo di mediatore nello scambio di nutrienti tra piante. Il micelio secerne enzimi che gli consentono di dissolvere il materiale organico ed estrarne le componenti nutritive così da renderle disponibili per sé e per le piante vicine. In un metro quadrato di suolo ci possono essere dagli 8 ai 20 km di micelio.
Secondo il micologo Paul Stamets, il potenziale della mycoremediation – cioè la bonifica dei terreni grazie al micelio – è immenso: grazie ai suoi enzimi, il micelio è capace di degradare gli inquinanti presenti nel suolo e nei bacini – scarti tossici prodotti da impianti di smaltimento, contaminazione radioattiva, rifiuti agricoli – e anche di ridurre significativamente l’impatto di batteri patogeni come l’Escherichia coli.
La conferenza, nella quale Stamets ha parlato di come i funghi possono salvare il mondo, è stata vista da oltre tre milioni di persone.
In effetti, in molte culture i funghi sono stati venerati e utilizzati come farmaco e cibo sin dal 5000 a. C. Secondo l’etno-micologo Gordon Wasson, il soma utilizzato nelle cerimonie religiose oltre 4000 anni fa dalle tribù ariane era un fungo, così come il succo vedico “soma rasa” capace di conferire qualità divine, persino l’immortalità, a colui che lo consumava.
Nella medicina ayurvedica, infatti, i funghi sono capaci di promuovere la longevità.
Anche Ippocrate, il padre della medicina, parla dei funghi e della loro capacità di stimolare i processi di guarigione nelle patologie renali croniche, nell’edema e nella sciatica.
Il più noto tra i funghi terapeutici è il Reishi, nome giapponese del Ganoderma Lucidum. Il suo nome cinese è Ling Zhi (fungo dei saggi). Nello Shennong Ben Cao Jing, il più antico erbario della Medicina Tradizionale Cinese , è considerato il caposaldo della medicina, un’erba di categoria superiore, associata con la salute fisica e mentale, e la longevità. Anche il Cordyceps sinensis è stato descritto nei testi di medicina cinese sin dai tempi antichi ed è presente anche nella medicina tibetana. Cordyceps e Reishi, erano così apprezzati (e così rari) che solo l’Imperatore ed alcuni funzionari di corte potevano consumarli.
La triade dei funghi cinesi non sarebbe completa senza il Lentinula edodes, o Shiitake, impiegato già ai tempi della dinastia Ming. Noto anche nell’antico Giappone, lo Shiitake veniva impiegato insieme alla Grifola frondosa, o fungo Maitake, tanto pregiata da valere il suo peso in argento.
Nella Medicina cinese, i funghi appartengono alla classe più elevata dei farmaci – i tonici.
La moderna ricerca clinica conferma la saggezza tradizionale. Uno studio epidemiologico condotto dal National Cancer Institute del Giappone ha confrontato i tassi d’incidenza del tumore nella Prefettura di Nagano dal 1972 al 1986, rilevando prevalenze significativamente più basse nelle famiglie che coltivavano – e consumavano – funghi. In effetti, tutti i funghi terapeutici contengono beta-glucani, specifici polisaccaridi noti come “modificatori di risposta biologica”: i funghi, in altre parole, sono capaci di interagire con il sistema immunitario dell’ospite per modularne la risposta. I betaglucani inoltre contribuiscono a ridurre il colesterolo nel sangue, prevengono le infezioni, favoriscono la cicatrizzazione e sono un valido sostegno nelle terapie anti-tumorali. In questo ambito la loro azione si rivela particolarmente efficace, poichè non si esplica aggredendo direttamente le cellule tumorali, bensì attivando la risposta immunitaria dell’ospite. I polisaccaridi non sono gli unici composti attivi dei funghi; proteine, enzimi e triterpeni hanno proprietà antivirali, anti-tumorali e antibiotiche, oltre che la capacità di regolare la pressione sanguigna e i livelli di lipidi e zuccheri. Via via che il corpus di ricerche aumenta, si aprono nuove potenzialità in ambito terapeutico, dal trattamento di epatite C e HIV, alla gestione di pazienti diabetici, cardiopatici e sottoposti a chemio-terapia, per i quali è fondamentale non solo allungare i tempi di sopravvivenza, ma soprattutto migliorare la qualità della vita.
Oggi, oltre a funghi freschi o secchi, si trovano in commercio polvere, compresse e capsule contenenti il fungo in polvere o l’estratto secco, tinture (in cui l’estrazione del principio attivo avviene in una soluzione alcolica), e altre formule già pronte, come zuppe, tè o altre bevande.
Qualunque sia la forma scelta, controllare sempre la provenienza dei funghi: devono essere assolutamente puri e non provenire da zone inquinate. Se sono ingeriti puri, hanno un elevatissimo potere assorbente nei confronti di moltissime tossine, poichè sono dei potenti chelanti. Se non provengono da coltivazioni biologiche e da ambienti protetti da contaminazioni possono accumulare sostanze tossiche. E’ bene quindi utilizzare funghi terapeutici certtificati riguardo la loro purezza. E’ bene che siano prescritti da un medico o terapeuta esperto. Se disponete di funghi freschi, ricordate di esporli al sole prima di consumarli. Secondo una ricerca pubblicata nel 2011 sull’European Journal of Clinical Nutrition, l’esposizione ai raggi UV aumenterebbe in modo esponenziale il loro apporto di vitamina D.
Bibliografia
Christopher Hobbs, Medicinal Mushrooms For Cellular Defense, Immunity and Longevity,2010
Christopher Hobbs, Medicinal Mushrooms, An Exploration of Tradition, Helaing and Culture,1995
Ikekawa, T. et al. eds. Twenty years of studies on antitumour activities of mushrooms.
Nagamo Prefectural Research Institute of Rival Industry, 1989.
Sanodiya BS.et al. 2009. Ganoderma lucidum: a potent pharmacological macrofungus.
Current Pharmaceutical Biotechnologies, December 2009
Paul Stamets, MycoMedicinals: An Informational Treatise on Mushrooms, 1999
Paul Stamets, Mycelium Running: How Mushrooms Can Help Save the World, 2005
Urbain, P., et al. “Bioavailability of vitamin D2 from UV-B-irradiated
button mushrooms in healthy adults deficient in serum 25-hydroxyvitamin D: a randomized
controlled trial.” European Journal of Clinical Nutrition. 2011; 65:965-971.
Zhou X et al. 2009. Cordyceps fungi: natural products, pharmacological functions and
developmental products. Journal of Pharmaceutical Pharmacology, 2009